Una serie di cartoline commemorative per le
rappresentazioni al Teatro Licinium di Erba
La storia del Teatro Licinium dagli inizi fino agli anni '50
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Già in altre occasioni abbiamo parlato del Teatro Licinium e delle rappresentazioni che ogni estate si tengono nel magnifico teatro all'aperto.
In questo reportage vogliamo soffermarci sulla storia più "remota" del Teatro, e, in particolare, mostrare in esclusiva alcune cartoline commemorative delle rappresentazioni.
Il Teatro Licinium non è sempre stato come lo vediamo ora. Alla sua nascita, fortemente voluta dai fratelli Airoldi, nell'estate del 1923, altro non era che un capannone di legno con palco coperto nel parco, e tale rimase sino al marzo del 1928, quando fu distrutto da una bufera.
I fratelli Airoldi, tuttavia, non si diedero per vinti e contattarono due ingegneri piuttosto noti malgrado la giovane età: Fermo Bassi e Giacomo Pozzoli. Questi progettarono e realizzarono, in meno di un mese, l'attuale struttura stabile del Teatro Licinium.
La scelta del nome deriva dal fatto che Erba sorse dalla colonia Romana comandata dal console Licinio.
Durante gli anni '30 la fama del Teatro Licinium si accrebbe sempre più: in particolare il Teatro ospitava rappresentazioni classiche e della Passione di Cristo.
La seconda guerra mondiale causò l'arresto, per quasi dieci anni, di ogni attività teatrale, ma, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, nel 1947 il Teatro riaprì i battenti. Gli anni ’50 in particolare videro il ritorno in voga delle rappresentazioni della Passione di Cristo. Le edizioni del 1952 e del 1955 ebbero un successo strepitoso: nella sola estate del '52 lo spettacolo fu messo in scena per ben 26 serate, mentre il 30 agosto del 1955 si celebrò la 200esima replica della Passione nella storia del Teatro.
Ci rimangono, a testimonianza di quei gloriosi anni, delle splendide cartoline commemorative, frutto del lavoro di autori più o meno famosi che consegnano all'eternità il ricordo di centinaia di persone che, negli anni, hanno collaborato alle rappresentazioni, aiutando a rendere il Teatro Licinium quell'importante polo culturale che è tutt'oggi.
Le cartoline commemorative
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Questa prima cartolina, che celebra la seconda edizione della Passione di Cristo, tenutasi nel 1927 (la prima messa in scena risale all'anno precedente), è opera del celebre pittore, illustratore e scenografo Leopoldo Metlicovitz. Molto famoso all'epoca, viene ora ricordato soprattutto come l'autore del noto marchio della Fernet Branca.
A seguire, tre versioni, con differenti colorazioni, della cartolina disegnata dal pittore Umberto Zimelli in occasione dei drammi di carattere classico portati in scena tra gli ultimi giorni di Agosto e la prima decade del Settembre del 1929, tra cui l'Alcesti di Euripide, il Mistero di Persefone, con musica e versi di Ettore Romagnoli (professore universitario, maestro di Alberto Airoldi), e Glauco, una tragedia di Ettore Luigi Morselli.
Lo stesso Zimelli curò alcune delle scenografie del Mistero di Persefone.
La seguente cartolina, di carattere futurista, fu disegnata in occasione della prima rappresentazione teatrale all'aperto del Faust di Goethe, avvenuta tra l'8 e il 18 settembre del 1932.
Autore dell'immagine fu l'architetto e scenografo Leonardo Otha Sforza che disegnò anche i costumi per la rappresentazione e contribuì all'allestimento scenico dell' opera.
La collaborazione di Otha Sforza con il Teatro Licinium era destinata a durare negli anni: egli prese parte, occupandosi dell'allestimento scenico, alla realizzazione della Passione di Cristo del 1934, la cui regia venne curata inoltre dallo stesso Airoldi e da Mino Pezzoli.
Tra gli interpreti figura inoltre anche Elvira Metlicovitz, moglie del succitato Leopoldo, nei panni della Maddalena.
Nel ruolo di Cristo invece vi era Giotto Tempestini, raffigurato nella cartolina celebrativa sotto riportata. Alla rappresentazione presero parte oltre 150 tra figuranti e coristi.
La fortunata collaborazione tra Otha Sforza e il Licinium proseguì anche dopo la guerra: la cartolina della riedizione della Passione di Cristo del 1952, la prima dal dopoguerra porta anch'essa la firma dell'architetto.
Si ringraziano i Sigg. Raffaele Fumagalli e Roberto Sala per aver fornito le preziose immagini e le relative informazioni.
(C) Copyright 2013 su testo e foto
di M.Ripamonti, R.Fumagalli e R.Sala.
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