Villa Matilde-Pavoni - Ponte Lambro
Villa Matilde fu progettata ed edificata a Ponte Lambro nel 1870 da Pier Ambrogio Curti, avvocato e scrittore.La Villa, ormai perduta, sorgeva a sua volta sui resti di una precedente costruzione, "un brutto casolare che s'ascondeva tra i peschi e altre mille piante", come scrisse lo stesso Curti nel volume "Il lago di Como e il Pian d'Erba", pubblicato nel 1872, e che egli scrisse ospite nella Villa Carpani, sempre a Ponte Lambro.
Lo stile di villa Matilde richiamava quello degli chalet svizzeri, come notiamo per esempio dal tetto a spiovente, quasi a strapiombo.
Il nome invece venne dato in onore della moglie di Curti, Matilde Ferrabini, che i testi dell'epoca descrivono come una bellissima donna.
Villa Matilde in una stampa originale del 1872.
La Villa accolse spesso ospiti illustri, artisti e compositori, quali il pittore Tranquillo Cremona, i musicisti Enrico Petrella ed Amilcare Ponchielli. Alcune delle loro opere vennero addirittura alla luce proprio nella Villa: ne è un esempio l'ode "Jone" di Petrella, in scena alla Scala nel 1858.
Da alcuni scritti sappiamo che il salone principale della Villa era adornato da medaglioni scultorei di Antonio Tantardini, Pietro Magni e di Luigi Buzzi Leone, raffiguranti ritratti di illustri drammaturghi, poeti e scrittori tra i quali Alfieri, Monti, Parini, Foscolo e Leopardi.
La villa ospitava anche altre opere d'arte, quali delle Tele di Salvatore Rosa, di Poussin, una tela del Castoldi, esposta ad una mostra nel Palazzo Brera a Milano e un famoso ritratto di Donna Matilde e del consorte Curti, opera dell'amico Tranquillo Cremona.
Vi era inoltre una ricca biblioteca, con capolavori di letteratura universale e opere giuridiche.
Alla morte di Pier Ambrogio Curti, avvenuta il 16 novembre 1899, la villa fu venduta dai suoi eredi a Desiderio Pavoni, industriale di Milano delle macchine del caffè.
Egli infatti, acquistato il brevetto Da Luigi Brezzera, ci lavorò nel suo stabilimento di Milano, e produsse la prima macchina per il caffè espresso.
Alcune delle sue macchine, prodotte in collaborazione con il celebre architetto Giò Ponti, sono esposte al Museo di Arte Moderno (MOMA) di New York.
La villa, ormai rinominata Pavoni dal nome del nuovo proprietario, fu lasciata perlopiù immutata nella struttura esterna, l'unica modifica all'edificio fu l'aggiunta di un terrazzo esterno.
Per quanto riguarda invece il parco, venne abbellito da piante e fiori; i pini allora piantati, oramai secolari, sono tuttora visibili.
Venne inoltre aggiunto un campo da tennis e, nella parte superiore, venne edificata la casa colonica.Nella parte sottostante la proprietà venne aggiunto un cancello d'ingresso: sopra ad esso campeggiano tuttora le sue iniziali, D.P.
Villa Matilde, ora Pavoni in una cartolina: si nota infatti nell'immagine l'aggiunta del terrazzo.
Alla morte dell'ingegner Pavoni, avvenuta il 15 agosto 1951, la Villa venne ereditata dal figlio Antonio , che la vendette l'anno successivo alla Nostra Famiglia, ente di assistenza socio-sanitaria.
Il progetto iniziale era quello di adibire la Villa a centro di formazione per il personale dell'Associazione, ma fu invece demolita, e al suo posto fu edificato uno stabile più adatto ad accogliere bimbi affetti da paralisi cerebrale infantile.
Villa Matilde-Pavoni ebbe dunque una storia breve, poco più di ottant'anni, ma a suo modo intensa: per questo piccolo chalet svizzero, posto su un'altura di Ponte Lambro, passarono noti personaggi della cultura e della pittura Milanese.
A sinistra vediamo Villa Pavoni negli anni 40, a destra il nuovo edificio, già Nostra Famiglia, in una foto scattata negli anni '50. Possiamo notare sullo sfondo il Monte Barzaghino, il medesimo pino sulla destra e il porticato del parco, che era stato mantenuto.
Villa Pavoni in una cartolina d'epoca. Notare in alto a destra la dicitura "La Nostra Famiglia", di cui la Villa è sede dal 1951.
NOTA: Questo reportage è nato da un'idea di collaborazione tra Stefano Ripamonti, autore del sito, e Raffaele Fumagalli, che ha gentilmente fornito le cartoline e la storia della Villa.
Stefano è purtroppo mancato prima di avere avuto la possibilità di scrivere il reportage: l'abbiamo fatto noi per lui, e andremo avanti ad arricchire questo suo spazio, per lui tanto importante.
Un caloroso ringraziamento a Raffaele Fumagalli per la disponibilità ed il materiale.
Monica Ripamonti, con una consulenza di Alberto Ripamonti e Giuliana Pontiggia
(C) Copyright 2012 Monica Ripamonti e Raffaele Fumagalli.
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